"Conosciuto e Ignoto" di Ambra Guerrucci



La percezione che ho della vita è simile, come la descrivono in India, ad una ruota. Alla periferia si trova tutto ciò che è manifesto, conosciuto, e che muta continuamente, mentre al centro si trova solo un eterno presente, energia infinita, l’essenza di tutto ciò che esiste, e che per la maggior parte delle persone rappresenta l’ignoto. Generalmente, anche per effetto dello stile di vita frenetico, si vive alla periferia, siamo troppo assillati dall’attività periferica per entrare in contatto con il nostro centro, e questo, a lungo termine, comporta lo sviluppo di un modello energetico che tende a tenere l’individuo in uno stato di superficialità permanente. In ogni uomo si trova una naturale spinta verso il centro del proprio essere, che potremmo anche ignorare o reprimere come avviene nella maggior parte della gente, ma ciò ha un profondo impatto nella vita quotidiana, perché si traduce nell’impossibilità di vivere nel momento presente, costringendoci a vivere nel passato o nel futuro. Solo fisicamente viviamo nell’adesso, in quanto il cuore batte in questo momento e le funzioni vitali continuano attimo per attimo, pertanto la nostra risposta a questo presente è condizionata dalle convinzioni basate sul passato, e ciò significa, invero, esserci intrappolati. In altre parole, per gran parte del tempo, scegliamo di vivere nel conosciuto: viviamo e agiamo in base a ciò che conosciamo già, proiettiamo il nostro vissuto su questo momento, senza riuscire a vederlo così com’è, con occhi innocenti; viviamo un presente annebbiato dal “velo” della conoscenza accumulata nelle passate esperienze. Molti mistici hanno parlato della gioia di vivere nell’ignoto, insegnando che da quella prospettiva, la vita, è un processo che si rinnova ad ogni istante, non conosce passato, esiste sempre nel presente e che per essere realmente vivi occorre vivere qui e ora, liberi dai meccanismi. Quando riusciamo a muoverci dalla periferia al centro, dal noto all’ignoto, si sperimenta la profonda beatitudine di vivere pienamente ciò che accade. In un solo attimo tutte le scompaiono le convinzioni, il passato, e si sperimenta un senso di innocenza, meraviglia, che si traduce nella capacità di vivere la vita nella sua totalità; forse è proprio questo stato di coscienza a cui si riferiva Socrate dicendo: “Io so di non sapere.” Anche se non ne abbiamo consapevolezza, l’energia animica, si muove dalla periferia al centro continuamente: quando si muove verso la periferia trasforma l’energia in un aspetto conoscibile, mentre quando si sposta verso il centro dissolve la forma, tornando alla pura energia. La cosa affascinante di questo processo è la velocità con cui si passa da una polarità all’altra, ciò ci permette di comprendere quanto la vita non sia fatta di mutamenti lenti, ma da una serie di brevissimi istanti atomici che vanno e vengono a velocità tali da presentare, a chi non scende in profondità in ogni attimo, un apparenza di continuità e staticità. Come un film, anche la nostra vita, è un insieme di immagini discontinue, che si muovono in una sequenza così veloce da sembrare un’unica storia che include passato, presente e futuro. Da questa consapevolezza si evince che niente è fisso o permanente, ma che ogni cosa vive in uno stato di flusso potenziale. La maggior parte delle persone, consapevole solo della periferia di ogni attimo, si aggrappa alla polarità del conosciuto, cercando di trattenere il mondo “noto”, perché la struttura di convinzioni fornisce un senso di sicurezza ed è proprio questo che alimenta l’illusione di vivere una vita prefissata, permanente, che le porta a tenere uno stile di vita monotono, giorno dopo giorno. Questo sforzo di aggrapparsi alla periferia, alle cose e gli stili di vita che ben conosciamo, non impedirà mai all’energia di fluire verso il centro, alla fine i cambiamenti si manifesteranno, facendoci uscire forzatamente dalla nostra “zona di confort”; ciò può provocare due potenziali reazioni: l’accettazione da parte dell’individuo di quanto è avvenuto, con conseguente distaccamento al conosciuto, oppure il sentirsi crollare il mondo addosso, stati depressivi e, nei casi più estremi, la pazzia. Tutto cambia: i corpi muoiono, gli amici prendono strade diverse, gli oggetti si rompono, i lavori si perdono, e questo significa, metafisicamente, che l’energia si sta muovendo verso il centro, il non manifesto. Spesso anche gli eventi catastrofici impongono un brusco cambiamento che ci aiuta ad evolvere: perdere una guerra, la rovina economica, i terremoti, gli incendi, le inondazioni e la fame, possono mandare in frantumi il nostro stile di vita, obbligandoci con forza a trovare alternative creative, a rompere gli attaccamenti che avevamo sviluppato. In questo momento l’intera umanità è in una fase di stallo, il dogma della democrazia sta crollando poiché, ormai molti, si sono accorti che essa è un utopia, e, le persone che dovrebbero governare il paese, non sono in grado nemmeno di governare se stesse o controllare le proprie debolezze. Nonostante questo c’è chi continua a impedire il cambiamento, a cercare di trascinare l’umanità verso una grande dittatura, un involuzione notevole, ma queste persone non sono consapevoli che, le energie che stanno cercando disperatamente di far sopire, prima o poi continueranno la loro evoluzione, muovendosi in nuove forme che ancora non conosciamo. Molto probabilmente, per queste persone e per l’intera umanità, troppo attaccata a sistemi dogmatici di credenze, si verificheranno eventi catastrofici che imporranno un cambiamento, romperanno ciò che è noto trasformandolo in ignoto, e dopo questo periodo di apparente involuzione nascerà qualcosa di nuovo, manifestazione di ciò che per adesso è ignoto. Anche in questo caso non è detto che il cambiamento arrivi per tutti, in quanto molti individui preferirebbero affrontare la morte, piuttosto che abbandonare il proprio stile di vita abitudinario, credo etnico, religioso, politico o economico. Per le persone che restano aggrappate con forza a tali credenze, può essere a dir poco disturbante l’idea che di tanto in tanto si deve abbandonare tutto ciò che conosciamo ed immergerci nell’ignoto, nella totale assenza di convinzioni, per poter manifestare dei cambiamenti evolutivi. La condizione di non conoscenza, lo stato di innocenza, il non poter etichettare tutto, sconvolge la Mente razionale e Duale, ma questa è la vera vita, un esperienza diretta della realtà senza un concetto associato, attaccamento a ciò che è inevitabile che un giorno cambi, proprio per la legge evolutiva dell’esistenza. Quando si riesce ad entrare in questo stato di assoluta presenza, senza limitanti convinzioni che sono o diventeranno obsolete, se ne esce assolutamente trasformati, pronti ad agire in modo originale ad ogni situazione che si presenti. In questo contesto metafisico può manifestarsi uno stile di vita completamente nuovo, che si muove in armonia con il flusso evolutivo, ed il potenziale di crescita della coscienza umana diventa naturalmente imponente. Nello stato sopra descritto, ogni comportamento distruttivo, atteggiamento statico nei confronti della vita, sistema di convinzioni limitanti, può essere spazzato via in un solo istante, nello spazio di adesso, se riusciamo a vincere la nostra paura dell’ignoto e quindi del cambiamento. Non dobbiamo aspettare una catastrofe per cambiare, possiamo farlo in ogni momento e, più individui riescono a farlo, meno si rende necessario questo “shock addizionale” come direbbe Gurdjieff. La vita nasce rinnovata dall’ignoto, non soltanto una volta, ma in ogni istante, rispecchiando il movimento evolutivo della coscienza. Tutto quello che si deve fare è comprendere come funziona la vita, tramite l’auto-osservazione nell’attimo presente e la meditazione, perché è proprio questa consapevolezza che innesca la trasformazione interiore. A questo punto ci sono persone che si chiederanno perché molti restino aggrappati a ciò che è noto se questo stato è così limitante, la risposta è semplice: sebbene sia una forma di automutilazione metafisica, gran parte della gente, si sente in una zona di confort ed ha sviluppato un attitudine così forte al conosciuto che, qualsiasi invito a lasciarsi andare, provoca un senso di paura. Questo possiamo verificarlo pensando alle occasioni che abbiamo perso per non spostarci, verso l‘ignoto, nel corso degli anni: forse un bel lavoro che non abbiamo accettato per paura di perdere l’impiego che avevamo già e che sembrava più sicuro, oppure abbiamo sprecato l’opportunità di mostrare a qualcuno i nostri veri sentimenti per l’incertezza della sua risposta. Invero, la principale ragione di rifiuto, è che il risultato non è sicuro, non c’è alcuna garanzia e per questo si tende ad aggrapparci al conosciuto. Alcune persone, invece di rifiutare tali offerte, le accoglie cercando di controllarne o prevederne il risultato, ad esempio trattando un contratto per un nuovo lavoro, cercando, al contempo, di mantenere il vecchio. In questi casi il cambiamento avverrà, ma i risultati saranno limitati dal passato, visto che l’individuo cercherà di trattenere il noto e cambiare allo stesso tempo: non sarà, quindi, un cambiamento totale. Altri individui, invece, si sono completamente “abbandonati” all’ignoto, sperimentando momenti intensi, a volte anche spaventosi, ma estremamente vitali e pieni di forza; queste persone si sono comportate così seguendo l’impulso che tutti abbiamo e comunemente tendiamo a reprimere: il richiamo dell’ignoto. Questi hanno così imparato che se ci si fida dell’esistenza, e si ha il coraggio di consentire coscientemente il movimento verso l’ignoto, la nostra Anima può creare un’infinita moltitudine di opportunità. Ciò non significa che si debba continuamente cambiare lavoro, casa e fidanzato, altrimenti anche il cambiamento diventa un meccanismo, una schiavitù sostenuta magari da nuovi sistemi di convinzioni. La grande sfida è muoversi in armonia con l’esistenza, portando consapevolezza nel momento presente, lasciando libertà al naturale ritmo evolutivo, consentendo che le cose si dissolvano e rinascano ad ogni istante, anche se questo non cambia necessariamente le circostanze esterne. In altre parole, le circostanze esteriori sono la punta dell’iceberg del cambiamento, la rinascita ad ogni istante non dipende dall’esterno, è una condizione interiore, un senso di vitalità e amore per la vita sperimentato non preoccupandosi di cosa accadrà l’istante successivo, lasciando andare le esperienze passate senza proiettarle sul presente. Questa è la condizione identificata dai mistici come Vita e, dato che gran parte degli individui non vive in questo modo, essi considerano il mondo abitato da morti-viventi.