"Identificazione" di Ambra Guerrucci


Un altro ostacolo che si pone tra le persone e la consapevolezza è l’identificazione, un fenomeno che vede l’individuo immedesimarsi con un oggetto, idea, convinzione, pensiero o emozione. Ogni persona è identificata con qualcosa: la propria professione, religione, partito politico, nazionalità, con un gruppo etnico, una città, una squadra sportiva, o, più comunemente con il proprio nome e il proprio Corpo. Un altro aspetto della questione è il sentirsi “tutt’uno” con un’altra persona, ma non energicamente, bensì proiettando su di essa la propria identità desiderata o le esperienze passate. Può accadere che ci si identifichi con la macchina che possediamo, una marca d’abbigliamento, e se proviamo a riflettere sul modo in cui funzionano queste dinamiche, scopriremo che tutti ne siamo vittima. Ad esempio, vi siete mai sentiti offesi nel sentir criticare la vostra nazione o città? Come vi sentite se viene criticata la macchina che guidate, il lavoro che svolgete, il vostro corpo, o lati del vostro carattere? Forse i giudizi sono appropriati, magari sono le stesse che in alcuni momenti pensiamo anche noi, ma sentirselo dire da altri ci fa sentire offesi, perché siamo identificati con quanto criticato. Quando ciò accade è impossibile vedere le cose obbiettivamente, l’argomento diventa “personale”, in quanto percepiamo l’oggetto della critica come parte di noi. Se osserviamo la struttura della nostra personalità (l’Ego), ci accorgiamo che parte di essa si è originata attraverso lo stesso processo dell’identificazione: definiamo noi stessi, ci etichettiamo, attraverso l’associazione con una certa nazionalità, professione, religione, cultura, classe sociale, e attraverso il proprio carattere. Quando ci domandano “Chi sei?” generalmente tendiamo a rispondere elencando le cose con cui siamo identificati, ad esempio, se facciamo questa domanda a qualcuno, potremo sentirci rispondere: “Sono Francesco, vivo a Firenze, e di professione sono avvocato. Sono di fede Cattolica, vado ogni domenica in chiesa, faccio volontariato al Grean Peace, tifo per l’Italia e voto sempre il Partito Democratico.” Una persona del genere, che se ne renda conto o meno, è identificata con il ruolo sociale, la professione, la città, una religione, un associazione, un partito politico e la squadra nazionale. Tutte queste cose hanno contribuito a creare la personalità di Francesco, e un idea di chi lui stesso è, le cose in cui siamo identificati un po’ tutti al giorno d‘oggi. Gli antichi Romani, invece, si riconoscevano principalmente con il proprio mestiere, era quello che li faceva sentire importanti e costituiva una grande parte della propria identità, tanto da scriverlo persino sull’epitaffio tombale.

Analogamente ci identifichiamo con le nostre emozioni, anche se questo fenomeno è più temporaneo rispetto a quello che riguarda idee o convinzioni, ma si presenta più intensamente per il periodo della durata. Capita di frequente, quando ci arrabbiamo, di diventare la rabbia stessa e affermare: “Io sono arrabbiato”. Questa stessa frase mette “l’Io” e la rabbia sullo stesso piano, come se in quel momento fossero una sola cosa; ciò vale anche per “Io sono felice”, “Io sono triste”, “Io sono preoccupato”, “Io sono tranquillo”. Si può quindi dire, invero, che l’essere umano tende a diventare l’emozione di cui sta facendo esperienza, riducendo la propria consapevolezza a quell’emozione, e non lasciando spazio ad altro. Queste dinamiche restringono il nostro punto di vista, limitando la prospettiva ad una visione molto soggettiva delle cose. Nel caso della rabbia tendiamo a focalizzarci totalmente su quelle parti del Corpo Emotivo e del Corpo della Personalità che vibrano con essa, escludendo totalmente gli altri Corpi Sottili più elevati, i quali avrebbero potuto portare accettazione o comprensione, offrendo prospettive più ampie della situazione. Un altro aspetto molto comune dell’identificazione è quella che coinvolge pensieri e convinzioni profonde, in alcune circostanze diventa così forte, da indurre le persone allo scontro per difendere le proprie idee, o nel tentativo di imporle agli altri. Convincimenti e forme pensiero estendono il loro potere fino al Corpo della Personalità, dove, unite alle altre cose che pensiamo di essere, danno un quadro completo della nostra identità. Sono infinite le occasioni di identificazione, le “etichette” che possiamo scegliere di “attaccare” alla nostra personalità, ma l’effetto di diventare ciò di cui facciamo esperienza, e restringere la nostra prospettiva, rimane invariato. In altre parole, con questo fenomeno, abbiamo una notevole perdita di consapevolezza, dato che si tratta di un processo che la costringe a spostarsi continuamente, in funzione dei pensieri, delle emozioni e dei convincimenti che sperimentiamo, focalizzandosi solo su di essi. In oltre, l’identità, essendo frammentata, tende a mostrare “maschere” diverse a seconda dell’ambiente in cui ci troviamo. Ad esempio, molti cattolici che in chiesa sembrano vivere per la loro fede, in ambienti mondani cambiano radicalmente il loro atteggiamento, dimenticando la morale e giudicando gli altri per sentirsi superiori. Molto spesso ci capita di sentir parlare di persone che quando sono sole con un altro individuo si comportano in un modo, e quando si trovano in gruppo, o in contesti diversi, cambiano completamente atteggiamento: anche questo fa parte della dinamica energetica legata alla frammentazione della personalità. Comunemente, diverse identità sono tra loro in conflitto, ciò impedisce di vivere una vita da individui integri, comportando grossi conflitti interiori. In sintesi, il problema dell’identificazione non sta nelle idee, nelle emozioni, o nell’oggetto di per sé, ma nel pensare che esso sia parte di noi, ed è proprio questo a restringere la nostra prospettiva. Da tutto questo si comprende un importante legge metafisica: più siamo identificati con qualcosa meno siamo consapevoli, più la consapevolezza cresce e meno ci identifichiamo.