Dialoghi di Ambra con Dario Currado - Quarta parte

Dario Currado è un amico e collaboratore, studente di Filosofia all'università di Torino, creatore del blog "La filosofia dell'Uno e diari vari" che siete invitati a visitare.
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Dario Currado: Allora la conoscenza vera e propria è come un'illuminazione? Mentre certo la memoria ripete soltanto, non ha capacità creatrice, invece perché la logica non è intelligenza? Forse che la logica è semplice connessione di conoscenze che pre-esistono e che sono già note, come nel caso del sillogisma aristotelico? Oggi ho visto il pullman che mi passava davanti, la mia mente ha pensato che non ce l'avrei mai fatta a raggiungerlo, io l'ho lasciata stare, ho detto a me stesso che non ci credevo e che potevo farcela, mi sono messo a correre come un pazzo, con le persone che mi guardavano male e alla fine per miracolo sono riuscito a salire sul pullman; ecco in quel caso in realtà ho cercato di eliminare il pensiero, anzi meglio ho cercato di cambiarlo in un pensiero positivo, non è che lo abbia tanto osservato oggettivamente, però alla fine ho ottenuto il risultato. La mente poi comincia con cose tipo: " ma sei impazzito? E se ti succedeva qualcosa? Hai visto come ti guardano gli altri?." In questo caso credo di avere imparato che bisogna ridere della Mente. In che senso la Mente vuole il cambiamento? Nel mio caso sembra che voglia il contrario, infatti si mette davanti a me ogni volta che vorrei cambiare. Aspetta, che differenza c'è tra la volontà di cambiamento e la consapevolezza del cambiamento? Io continuo a ripetermi che voglio cambiare, non basta la volontà?
Ambra Guerrucci: Si, la vera conoscenza è più simile all'illuminazione, un espansione di consapevolezza che ci permette di essere a tutti gli effetti la nostra Monade, quelle parti di noi che sanno (e sono) ogni cosa. Dico che la logica non è la vera intelligenza semplicemente perché si basa, come dici giustamente tu, su informazioni che già conosciamo e che, in genere, abbiamo acquisito ma non sono nostre. La logica può anche essere vista come intelligenza, ma ha limiti ben definiti, si serve del noto per arrivare a scoprire l'ignoto, ma non potrà mai comprendere l'inconoscibile. La logica non potrà mai arrivare a comprendere il vuoto, l'infinito o Dio, può comprendere solo la manifestazione di queste cose, ma non l'essenza più pura. Chiamiamo logica un processo lineare del pensiero, ma prima di arrivare ad una conclusione ci vuole spesso del tempo, mentre invece la vera intelligenza non parte da un informazione per arrivare ad un altra in modo lineare, semplicemente arriva come per "miracolo" ed in un solo secondo tutto si fa chiaro e limpido, cose che con la logica ci vorrebbero migliaia di vite per scoprire. La Mete Duale riguarda, in effetti, i due lobi del cervello, ma la propensione al positivo o al negativo dipende da moltissimi fattori che spesso, nella nostra cultura sociale, non sono nemmeno contemplati. In realtà ogni Mente Duale è agganciata ad entrambi i collettivi (positivo e negativo), ovvero due dimensioni comprendenti tutti i pensieri, ma ognuno di noi è per la maggior parte del tempo propenso ad utilizzarne uno piuttosto che l'altro, in genere quello negativo. Fin dall’inizio della vita nel grembo materno i nostri corpi sottili inferiori iniziano a formarsi ed è inevitabile che le emozioni, i pensieri e le vibrazioni della madre ci influenzino. Se la genitrice prova emozioni sgradevoli, queste, entrano e permeano i nostri corpi sottili, permettendoci di sviluppare una maggiore propensione alle stesse. Quindi, se la madre ha pensieri negativi, ci sono grandi probabilità che sviluppiamo un attaccamento più forte alla Mente negativa. Comunque è bellissima l'esperienza con il pullman e ciò che hai appreso, il fatto che si debba ridere della mente, è una cosa grandissima e d'importanza capitale che io estenderei ad ogni aspetto dell'esistenza. Bisognerebbe proprio ridere la vita e godere di ogni momento, fregandocene della nostra Mente "avvocato del diavolo" e di cosa pensano gli altri. Il fatto che la Mente voglia il cambiamento si manifesta spesso quando siamo su un percorso spirituale, diciamo che usa questa carta come ultima possibilità, per questo è abbastanza raro; in genere non vuole cambiare, ma quando è la sua unica possibilità di sopravvivere ci prova anche così, portandoci ad odiare parti di noi per continuare ad esistere. In definitiva è la Mente che divide ed etichetta, i corpi superiori integrano ogni cosa. La volontà di cambiamento implica una contrapposizione alla vita, un voler imporre il proprio volere all'esistenza, crea tensione nell'uomo ed è quasi sempre un bisogno della personalità. La consapevolezza del cambiamento è molto diversa, più elevata, e porta con se un elemento quasi di "fede" ma al contrario di questa che è basata su un credo la consapevolezza è basata sull'esperienza.
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Dario Currado: Capito, nella logica è facile capire con che modi applicarla, spesso però si arriva a produrre conoscenze che già si avevano, mentre come si fa a stimolare l'illuminazione? Com'è che arrivi all'illuminazione? Tempo fa avevo pensato che in fondo forse la cosa migliore non era cercare la risposta alla domanda, quindi dirigersi verso di essa, ma se mai fare in modo di diventare compatibili con la risposta, in modo tale che entri dentro di noi; quindi prima di tutto cambiare se stessi dentro. Ma è qualcosa di simile l'illuminazione? Io noto che in me il cambiamento funziona in questo modo: ho un modello ideale di me stesso e voglio realizzarlo, ho anche degli obbiettivi, ma questo è "un voler imporre il proprio volere all'esistenza"? quando non lo è?
Ambra Guerrucci: Quello che hai detto sul diventare compatibile alla risposta è giustissimo. In realtà non si può cercare l'illuminazione perché fino a quando vogliamo qualcosa siamo qualcuno, una personalità, e l'illuminazione accade, invece, quando non c'è nessuno, quando Mente e personalità scompaiono. Noi siamo già illuminati, siamo luce, ma non ce ne accorgiamo ed abbiamo lasciato che la spazzatura inculcataci offuscasse il nostro essere, ma sotto quella spazzatura continuiamo ad esistere meravigliosamente, quindi l'unica cosa da fare è buttare la spazzatura. Abbiamo già il seme dentro di noi, in alcuni casi è già sbocciato, deve solo crescere, ma tirare il germoglio per farlo crescere non funziona, anzi è controproducente in quanto potrebbe portare persino vanificare gli sforzi che ci hanno portato dove siamo adesso. Per arrivare all'illuminazione non dobbiamo fare Niente, letteralmente Niente, ma è così semplice che ci sfugge continuamente. L'illuminazione è qui, adesso, dietro quelle etichette che ci portiamo indosso con fierezza o meno. Il problema di farsi un modello è che in genere, questo, non è altro che un insieme di aspetti della personalità che vorremmo avere, qualità che cerchiamo di immettere nella nostra "immagine pubblica" cioè quell'immagine di noi che vorremo tenere con le persone. In questo caso è un voler imporre il proprio volere all'esistenza anche se in forma molto fine. L'ego arriva a fare dei giochi assurdi... Ho visto persone considerate "sante" che agivano più egoicamente di parassiti. Ci sono persone che fanno del bene solo per sentirsi meglio con se stesse, o farsi ripetere quanto sono brave, come ci sono altri che invece fanno grandi cose continuando ad affermare che in realtà non hanno fatto niente di speciale, solo quello che sentivano dentro. In sintesi non importa cosa facciamo, ma come lo facciamo, ed è importante imparare a cogliere le sfumature, perché ogni cosa potrebbe essere fatta per ego, anche la più nobile. Ti consiglio la lettura dell’articolo “Infanzia e Corpo della Personalità” e se ne avrai voglia anche di "Sub - personalità" perché sono quelli dove spiego come si crea l'immagine pubblica e quella indesiderabile, magari potrebbe esserti utile a familiarizzare con queste dinamiche per poi riconoscerle nel quotidiano. 
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Dario Currado: Noi siamo già illuminati vuol dire che è già tutto in noi? Nel senso come il caso di Socrate e lo schiavo, quando Socrate mostra come in realtà la conoscenza sia già nell'Anima e deve essere solo tirata fuori? Questa differenza sembra essere come quella tra "essere" e "apparire", dove l'apparire non comporta un vero cambiamento interno, che è più o meno quello a cui miro ( ovvero il cambiamento interno); quindi in pratica non devo tentare di scontrarmi contro la parte che non mi piace del mio carattere e qui torniamo sempre sulle teorie dell'accettazione, dove mi avevi detto che non voleva dire che poi queste parti  le avrei mai apprezzate, ma si trattava almeno di rispettarle, io la cosa l'ho quasi intesa come un cercare di capire le ragioni per cui qualcosa è quello che è, quindi capire le ragioni del mio comportarmi in un certo modo, poi vedere dove sta l'errore, insomma un po' come Steiner quando parlando della posizione atea rispetto alla sua, ne spiega l'origine, comprende le ragioni che stanno dietro, quindi le rispetta e tuttavia rimane di opinione contraria, mostrando gli errori di queste tesi atee.
Ambra Guerrucci: Certo, giustissimo quello dici, sia riguardo a Socrate che a Steiner. Hai perfettamente capito il senso del mio "siamo già illuminati"! è già tutto qui, dentro di noi, dobbiamo solo essere quella parte di noi che sa. Più o meno tutte le culture parlano di Anima e Dio, anche chiamandoli in diversi modi, e quindi molti sanno di avere un Anima immortale che è ovunque, ma questo sapere non basta poiché, non avendone fatta esperienza diretta non vanno in giro sentendosi veramente anime immortali che si trovano ovunque. Comunque devo dire che Socrate è uno dei filosofi occidentali con il più alto livello di coscienza, una rarità in occidente.
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Dario Currado: Strano, però io quando avevo sostenuto che quello che contava era cambiare per essere compatibili con una risposta che sarebbe entrata in noi, pensavo che la risposta fosse esterna, vuol dire che il cambiare è un ritorno a noi stessi? Perché siamo caduti?
Ambra Guerrucci: Proprio così! La nostra caduta, involuzione, o come la vogliamo chiamare, in realtà non è altro che un esperienza virtuale. Siamo caduti per molteplici ragioni che la Mente razionale penserebbe stupide, che vanno dalla sperimentazione dell’ "io separato" all'accrescimento della sensibilità. Quest'ultima motivazione è quella più particolare e nasce dal fatto che la beatitudine sperimentabile nell'assoluto è infinita, dipende esclusivamente dalla sensibilità dell'Anima Suprema di cui tutti facciamo parte, che possiamo affermare essere una faccia della medaglia dell'assoluto stesso. Il discorso è abbastanza complesso e molti sono i punti che ci hanno portato a quest'avventura, ma in realtà non ce n'è uno più giusto ed uno sbagliato, in quanto la virtuale scissione del divino, e quindi la genesi, non è avvenuta come manifestazione di un ragionamento, anzi è dopo questa scissione che è nata la Mente. Un'altro aspetto molto importante è che in realtà potremo quasi dire che tutto è iniziato per "noia", anche se ciò non è totalmente vero in senso letterale, ma è stata l'immobilità che ci ha portato il desiderio di muoverci e questo stesso movimento ha creato un illusorea divisione. Possiamo paragonare la nostra caduta all'avvio di un videogame, in cui il problema non è il gioco in sè, ma il fatto che giochiamo da così tanto tempo da aver dimenticato che noi siamo l'essere reale che sta giocando invece che il personaggio del gioco. Questa nostra dimenticanza, che io considero la reale caduta dell'uomo, non è estesa a tutti gli esseri del cosmo, ma solo a poche civiltà influenzate da parassiti o che hanno scelto essi stessi di provare questo ruolo.
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Dario Currado: Quindi il cadere non è un evento negativo, come se l'Anima avesse ceduto alla carne, quasi ci fosse una colpa in ciò, se mai la vera caduta è il non rendersi conto che quello che abbiamo di fronte non è la realtà vera e propria. In uno stato di beatitudine come quello primordiale che senso aveva il desiderio di cambiare lo stato e decidere di muoversi? Anzi, a dire il vero c'è un'altra cosa che forse non ho capito fino in fondo, forse è la teoria più contestata di Bellini, è quella che dice che vi sono più verità, cosa significa nello specifico? Vuol dire che ci sono più risposte ad una stessa domanda compossibili, quindi più descrizioni? Ma sono finite queste verità?
Ambra Guerrucci: In realtà la Mente può capire solo in parte queste cose, in quanto tale movimento è accaduto prima che la mente esistesse... ma questo non è importante, in quanto lo stato di beatitudine primordiale è ancora sperimentabile e guardando oltre la virtualità, il tempo e lo spazio, questo movimento non è mai avvenuto realmente. Il senso è il conoscere se stesso, osservarsi, e quando ci fu la prima auto-osservazione nacque una distanza perchè si creò il soggetto osservante e l'oggetto osservato. In più quel movimento ha creato lo spazio, che prima non esisteva, cioè la distanza tra le due prima metà, ma allo stesso tempo questa divisione non è assoluta, è esistita in quella dimensione, ma l'eterno è sempre integro al di là della virtualità. In realtà quel movimento ha creato la prima virtualità, quindi oltre quel movimento è ancora presente l'eterno ed immobile; in tal senso la caduta non è stata una limitazione, perché qualsiasi cosa esiste comunque all‘interno dell‘energia divina primordiale. In conclusione, se l’eterno è rimasto comunque immutato, perché non muoversi e sperimentare le possibilità che abbiamo? La frase di Federico in cui afferma che esistono più verità si riferisce al punto di vista dalla quale osserviamo la verità stessa. La nostra visione del mondo, fino a quando non raggiungiamo il più alto stato di coscienza, è soggettiva e quindi anche la verità che osserviamo dipende puramente da ogni punto di vista, ma non c'è una prospettiva più vera ed una più falsa, al limite alcune più ampie ed altre più ristrette. Un semplice esempio si manifesta con le affermazioni "la morte esiste" e "la morte non esiste", sono entrambe vere da un punto di vista oggettivo, perché dipende da che prospettiva guardiamo la cosa: per il corpo la morte esiste, quindi è vera solo la prima frase, mentre per l'Anima la morte non esiste, è eterna, quindi per lei è vera la seconda, ma da un punto di vista sommario non possiamo dare torto a nessuno dei due. Queste verità sono finite, come finiti sono i punti di vista da cui puoi guardare queste verità, ma la verità oggettiva è quella infinita e che contiene tutte quelle soggettive come facce di un unico solido.
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Dario Currado: Questa idea dell’autoconoscenza e dello sdoppiamento assomiglia a quella di un professore quando diceva che Dio ha deciso di creare l’universo perché voleva conoscere se stesso, insomma l’atto dell’auto-conoscersi era una necessità? Mi sembra che Bellini avesse fatto notare che un tentativo di Dio di auto-conoscersi risultava come un’ammissione di una mancanza in Dio stesso, per quale motivo questo primo movimento? Riguardo alla questione delle più verità, ma allora se le molteplici verità dipendono da come la verità stessa viene osservata, però c’è una verità stessa al di là dei punti di vista? Perché così sembra, come del resto è normale, che ci sono molte opinioni, non una più vera dell’altra, ci sarà però qualcosa oltre alle opinioni, altrimenti la filosofia non avrebbe senso. Quando si parla di più punti di vista sulla verità riguarda le verità temporali, ma anche quelle a-temporali? In che senso ci potrebbero essere più punti di vista su un enunciato matematico? Per esempio l’integrale della somma è la somma degli integrali.
Ambra Guerrucci: In realtà io la penso diversamente dal professore che tu citi, lui ha detto che Dio doveva auto-conoscersi perché ragionava con la logica, non con le parti superiori di sé. In realtà Dio si è solo virtualmente diviso e la concezione più vera di questa divisione è più simile ad un gioco che ad una crescita, a questo punto è quasi più giusto dire che si "annoiava", anche se in realtà non ci sono parole per esprimere il perché della sua illusoria scissione, poiché le parole sono della Mente e questa divisione è avvenuta molto prima che la Mente esistesse. In realtà sono poi seguite altre scissioni, ma nessuna di queste è reale se vediamo la cosa dalla prospettiva più elevata, perché nella verità a-temporale queste scissioni non sono mai avvenute veramente e qui si ritorna di nuovo al complicato discorso delle più verità che sono poi complementari. Oltre le opinioni c'è un qualcosa di realmente meraviglioso: l'illuminazione! Di verità a-temporale ne esiste soltanto una, ma infinita e che include in sé tutte le altre ed al tempo stesso le integra in una visione indescrivibile. Anche se in alcuni momenti della mia vita sono riuscita a vedere la verità a-temporale non riesco a parlarne, a spiegarla, perchè non è fatta di nozioni esprimibili a parole, non c'è modo di razionalizzarla, è così vasta che non ci riuscirei in miliardi di vite, ma posso dirti che è un qualcosa di diverso da qualsiasi cosa si possa imparare studiando. La matematica è una cosa completamente diversa dall'essere umano, semplicemente perché la matematica è oggettiva, ma l'uomo, fino a che non trascende la Personalità, la Mente e le emozioni condizionate dalle circostanze esterne, rimarrà intrappolato in una visione soggettiva delle cose.
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Dario Currado: Capisco, la Mente è limitata ai suoi concetti, spesso cose come Dio e l'Anima tende a descriverli in termini negativi, per esempio dell'Anima gli occidentali dicono che è immateriale ed inestesa, quindi non materiale e non estesa, senza dire cosa sia. Allora il vero oggetto della filosofia sarebbe l'illuminazione? C'è solo una verità a-temporale, le verità matematiche non sono a -temporali?
Ambra Guerrucci: Secondo me si, per dirla in termini occidentali il vero oggetto della filosofia è l'illuminazione, ciò che in occidente cercano da secoli e che Platone, per bocca di Socrate, ha decritto come l'uscita dalla caverna. Premetto che non mi intendo molto di filosofia occidentale e nemmeno di matematica, quest'ultima la trovo troppo fredda, comunque penso che le verità matematiche siano a - temporali, ma a sensazione direi che hanno dei limiti ben definiti. Riguardo alla filosofia occidentale posso dirti, per quel poco che ho letto, che molti sono stati gran pensatori, ma schiavi della Mente Collettiva come il resto dell'umanità. Non ricordo se ti ho detto o meno che ricordo molte vite precedenti e gran parte di queste le ho vissute in oriente, quindi, in un certo senso, la filosofia occidentale mi è proprio estranea. Sono stata anche in Grecia ai tempi di Socrate ed è per esperienza personale che posso dire si tratti di uno dei pochissimi filosofi che è riuscito a liberarsi della Mente Collettiva, riprendendo così il completo controllo sulla sua Mente, riuscendo a pensare solo quando lo voleva.
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Dario Currado: A dire il vero io studio filosofia occidentale, per quello mi interessavano queste cose, allora se la vera filosofia si fa con l'illuminazione, tutto questo ragionare, il procedimento dimostrativo fino a che punto avrebbero a che fare con la filosofia? chiedo questo, perché a dire il vero appunto andando all'università, mi hanno abituato ad un tipo di filosofia che per provare qualcosa usa metodi logico argomentativi, dimostrazioni a priori o a posteriori, con giudizi sintetici o analitici, qui invece mi stai presentando un modo nuovo di fare filosofia. Si non me lo avevi detto sulle vite precedenti, immaginavo che una persona come te conoscesse le vite precedenti proprie, davvero sei sta in Grecia? Quindi hai conosciuto Socrate o lo hai anche solo visto?
Ah dimenticavo, per liberasi dalla Mente individuale basta liberarsi dai pensieri? Però anche fatto questo poi c'è un passo ulteriore che è la liberazione dalla Mente Collettiva? E poi domanda stupida, come la interpreti la voce che sentiva Socrate?
Ambra Guerrucci: I ragionamenti e procedimenti dimostrativi hanno a che fare con la filosofia occidentale, ma questa ha limiti ben definiti, gli stessi della Mente, visto che si serve prevalentemente del pensiero concreto. Ma la filosofia che ha descritto Socrate era più simile al misticismo, in quanto riconosceva dei misteri sperimentabili, ma inconoscibili. Ricordo di aver assistito ad un suo discorso che non so se è riportato nei libri, ma spero di si: " Esistono due tipi di uomini, i sapienti ignoranti e gli ignoranti sapienti" (la traduzione dovrebbe essere questa a sommi capi, ma ciò che importa è il contenuto). Spiegò che questa frase si riferiva al fatto che solo chi arrivava alla non conoscenza poteva sperimentare la comprensione, mentre chi era attaccato al suo sapere non sapeva in realtà niente di importante. Da questo si può comprendere come più che un pensatore possa essere definito mistico, in quanto non si limitava all'intellegibile, ma sperimentava ciò che l'intelletto non potrà mai comprendere. Ricordo le mie vite precedenti da sempre, tant'è che quando litigavo con mia madre, da piccola, le gridavo contro "era meglio l'altra mamma!". Per fortuna mia madre è una ricercatrice, sannyasin di un maestro molto conosciuto in occidente, e questo mi ha permesso di continuare ad essere me stessa, almeno tra le mura domestiche. Sono stata in Grecia ed ho conosciuto personalmente Socrate, ricordo che ebbi molte visioni su di lui ed infine lo individuai pubblicamente come saggio. Inizialmente disse che ero in errore perché lui più conosceva e più si accorgeva di sapere sempre meno, ma poi capì che era quella la sua saggezza. Per liberarsi dalla Mente Individuale si deve riuscire a controllarla, pensare soltanto quando serve, e si impara a fare questo attraverso il vuoto Mentale. Liberarsi dalla Mente Collettiva è un passo da fare ancora prima di passare alla nostra Mente individuale, anche perché se siamo collegati a quella Collettiva non si riesce a svuotare quella personale. La nostra Mente è una radio senza il tasto "off", funzionante solo a frequenze, e fino a quando sarà agganciata a quella Collettiva, soprattutto se al Collettivo negativo, saremo sotto il suo controllo. Anche quando ci liberiamo dal primo Collettivo veniamo agganciati automaticamente all'altro, quello positivo, che in un certo senso ci controlla molto meno ed è disposto a farci trascendere anche se stesso. Riguardo alle voci che sentiva  Socrate non so proprio che dire, in quanto non me ne parlò mai personalmente. Ci sono molte possibilità che vanno dalle comunicazioni con spiriti guida, fino al contatto con entità meno positive e sinceramente, pur quanto il suo grado di coscienza fosse elevato, non mi sento di escludere nessuna possibilità per amore di verità.
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Dario Currado: Si infatti è quello che riscontro nei libri chiaramente, ma anche un po' nei dialoghi di Socrate si trovano metodi dimostrativi, avevi detto però che l'illuminazione è ciò che viene prima delle opinioni, io avevo sempre creduto che in qualche modo la dimostrazione con metodo poteva anche dimostrarsi qualcosa che andava oltre la semplice opinione su un argomento, allora l'opinione si riduce a semplici idee che noi formuliamo sul sensibile; detto ciò quando si parla di più verità ci si riferisce solo all'opinione, quindi per esempio il fatto che una stessa strada può essere una salita e una discesa dipende da come viene osservata? La non conoscenza a cosa corrisponde? è quella semplice rinuncia a pretendere di sapere qualcosa? In sostanza prima devo liberarmi dalla Mente Collettiva, poi quella individuale? Ma produrre un vuoto nella Mente individuale più o meno è chiaro, ma per sganciarsi da quella collettiva invece? La Mente collettiva ha a che fare con i pensieri collettivi degli esseri umani? Basta cercare di avere un pensiero autonomo o in qualche maniera sganciarsi dagli schemi collettivi?
Ambra Guerrucci: Più che venire prima delle opinioni si può dire che l'illuminazione le integra tutte in un assoluto, ma qualsiasi cosa si possa dire su questo stato di Coscienza è assolutamente paradossale perché l'oggettivo è ciò che unisce tutto con il contrario di tutto in una perfetta complementarietà. Quando si parla di più verità si descrive esattamente l'esempio che hai fatto tu della strada, e questo è il livello comune all'umanità: chi è sotto la strada pensa che sia in salita e chi è in alto pensa che in verità sia in discesa, ma la verità oggettiva include entrambe. La non conoscenza è proprio svuotare la Mente e solo quando avviene questo arriva l'esperienza della verità, cioè il quadro completo si presenta di fronte a te, anzi tra te e questa non c'è più alcuna distanza, siete la stessa cosa. La rinuncia a pretendere di sapere è il primo passo per svuotare la Mente, perchè fino a quando pretenderemo di conoscere qualcosa razionalmente ci ritroveremo con molte parole e nessuna esperienza diretta. Anche se pensiamo a cosa c'è fuori dalla caverna platonica, pur quanto elevato sia tale pensiero, rimarrà sempre un opinione, non potrà mai avere la completezza della visione diretta. Possiamo descrivere il sole in mille modi, ma un cieco non potrà mai comprendere che cosa in realtà sia fino a quando non lo vede, e lo stesso si può dire per la verità. Si deve sganciarci dalla Mente Collettiva e poi da quella Individuale semplicemente perché i pensieri della nostra Mente sono copie di quelli collettivi, che captiamo continuamente, e fino a quando rimarremo agganciati a quella Collettiva, nonostante i nostri sforzi, la Mente continuerà ad essere attraversata da forme pensiero. Il modo per sganciarci dell’influenza del collettivo è molto semplice: accorgerci, attraverso l'osservazione dei nostri pensieri, che questi non sono nostri. Quando la sensazione di estraneità dai pensieri diventa forte e profonda ci sganciamo automaticamente, per contro, se combattiamo con la Mente Collettiva non faremo altro che rafforzare il potere che ha su di noi. L'unico modo di liberarsi, in sintesi, è diventare testimone dei pensieri che attraversano la nostra Mente, ovviamente senza giudicarli, classificarli (o si fa il gioco della Mente stessa), ma semplicemente essendo presenti a ciò che accade dentro di noi. La Mente Collettiva ha a che fare con i pensieri di tutti, ha miliardi di "frequenze" attraverso cui trasmette pensieri diversi, ed a seconda della frequenza su cui siamo sintonizzati ci arriveranno determinati pensieri piuttosto che altri. Il collettivo contiene tutte le idee e non importa se le accettiamo incondizionatamente, le rifiutiamo o cerchiamo di modificarle, in ogni caso ne veniamo influenzati.
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Conclusioni di Dario Currado: Qui finisce il dialogo, vi posso giurare che tempo fa non avrei mai pensato di incontrare una persona di questo tipo, pensate che fino a tempo fa consideravo la mia vita quasi inutile, come l'esistenza di uomo che passa la vita su una sedia guardando un orologio e aspettando la morte. Questo fa capire come tutto possa cambiare anche in poco tempo, bisogna trovare speranza, quello che mi auguro è che questo dialogo non sia stato utile solo a me, ma possa anche essere utile a voi che l'avete letto.