Dario Currado è un amico e collaboratore, studente di Filosofia all'università di Torino, creatore del blog "La filosofia dell'Uno e diari vari" che siete invitati a visitare.
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Dario Currado: Allora la conoscenza vera e propria è come un'illuminazione? Mentre certo la memoria ripete soltanto, non ha capacità creatrice, invece perché la logica non è intelligenza? Forse che la logica è semplice connessione di conoscenze che pre-esistono e che sono già note, come nel caso del sillogisma aristotelico? Oggi ho visto il pullman che mi passava davanti, la mia mente ha pensato che non ce l'avrei mai fatta a raggiungerlo, io l'ho lasciata stare, ho detto a me stesso che non ci credevo e che potevo farcela, mi sono messo a correre come un pazzo, con le persone che mi guardavano male e alla fine per miracolo sono riuscito a salire sul pullman; ecco in quel caso in realtà ho cercato di eliminare il pensiero, anzi meglio ho cercato di cambiarlo in un pensiero positivo, non è che lo abbia tanto osservato oggettivamente, però alla fine ho ottenuto il risultato. La mente poi comincia con cose tipo: " ma sei impazzito? E se ti succedeva qualcosa? Hai visto come ti guardano gli altri?." In questo caso credo di avere imparato che bisogna ridere della Mente. In che senso la Mente vuole il cambiamento? Nel mio caso sembra che voglia il contrario, infatti si mette davanti a me ogni volta che vorrei cambiare. Aspetta, che differenza c'è tra la volontà di cambiamento e la consapevolezza del cambiamento? Io continuo a ripetermi che voglio cambiare, non basta la volontà?
Ambra Guerrucci: Si, la vera conoscenza è più
simile all'illuminazione, un espansione di consapevolezza che ci
permette di essere a tutti gli effetti la nostra Monade, quelle parti
di noi che sanno (e sono) ogni cosa. Dico che la logica non è la
vera intelligenza semplicemente perché si basa, come dici
giustamente tu, su informazioni che già conosciamo e che, in genere,
abbiamo acquisito ma non sono nostre. La logica può anche essere
vista come intelligenza, ma ha limiti ben definiti, si serve del noto
per arrivare a scoprire l'ignoto, ma non potrà mai comprendere
l'inconoscibile. La logica non potrà mai arrivare a comprendere il
vuoto, l'infinito o Dio, può comprendere solo la manifestazione di
queste cose, ma non l'essenza più pura. Chiamiamo logica un processo
lineare del pensiero, ma prima di arrivare ad una conclusione ci
vuole spesso del tempo, mentre invece la vera intelligenza non parte
da un informazione per arrivare ad un altra in modo lineare,
semplicemente arriva come per "miracolo" ed in un solo
secondo tutto si fa chiaro e limpido, cose che con la logica ci
vorrebbero migliaia di vite per scoprire. La Mete Duale riguarda, in
effetti, i due lobi del cervello, ma la propensione al positivo o al
negativo dipende da moltissimi fattori che spesso, nella nostra
cultura sociale, non sono nemmeno contemplati. In realtà ogni Mente
Duale è agganciata ad entrambi i collettivi (positivo e negativo),
ovvero due dimensioni comprendenti tutti i pensieri, ma ognuno di noi
è per la maggior parte del tempo propenso ad utilizzarne uno piuttosto che
l'altro, in genere quello negativo. Fin dall’inizio della vita nel grembo materno i nostri corpi sottili inferiori iniziano a
formarsi ed è inevitabile che le emozioni, i pensieri e le
vibrazioni della madre ci influenzino. Se la genitrice prova emozioni
sgradevoli, queste, entrano e permeano i nostri corpi sottili,
permettendoci di sviluppare una maggiore propensione alle stesse. Quindi, se la madre ha pensieri negativi, ci sono grandi
probabilità che sviluppiamo un attaccamento più forte alla Mente
negativa. Comunque è bellissima l'esperienza con il pullman e ciò
che hai appreso, il fatto che si debba ridere della mente, è una
cosa grandissima e d'importanza capitale che io estenderei ad ogni aspetto dell'esistenza. Bisognerebbe proprio ridere
la vita e godere di ogni momento, fregandocene della nostra Mente
"avvocato del diavolo" e di cosa pensano gli altri. Il
fatto che la Mente voglia il cambiamento si manifesta spesso quando
siamo su un percorso spirituale, diciamo che usa questa carta come
ultima possibilità, per questo è abbastanza raro; in genere non
vuole cambiare, ma quando è la sua unica possibilità di
sopravvivere ci prova anche così, portandoci ad odiare parti di noi
per continuare ad esistere. In definitiva è la Mente che divide ed
etichetta, i corpi superiori integrano ogni cosa. La volontà di
cambiamento implica una contrapposizione alla vita, un voler imporre
il proprio volere all'esistenza, crea tensione nell'uomo ed è quasi
sempre un bisogno della personalità. La consapevolezza del
cambiamento è molto diversa, più elevata, e porta con se un
elemento quasi di "fede" ma al contrario di questa che è
basata su un credo la consapevolezza è basata sull'esperienza.
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Dario Currado: Capito, nella logica è facile
capire con che modi applicarla, spesso però si arriva a produrre
conoscenze che già si avevano, mentre come si fa a stimolare
l'illuminazione? Com'è che arrivi all'illuminazione? Tempo fa avevo
pensato che in fondo forse la cosa migliore non era cercare la
risposta alla domanda, quindi dirigersi verso di essa, ma se mai fare
in modo di diventare compatibili con la risposta, in modo tale che
entri dentro di noi; quindi prima di tutto cambiare se stessi dentro.
Ma è qualcosa di simile l'illuminazione? Io noto che in me il
cambiamento funziona in questo modo: ho un modello ideale di me
stesso e voglio realizzarlo, ho anche degli obbiettivi, ma questo è
"un voler imporre il proprio volere all'esistenza"? quando
non lo è?
Ambra Guerrucci: Quello che hai detto sul
diventare compatibile alla risposta è giustissimo. In realtà non si
può cercare l'illuminazione perché fino a quando vogliamo qualcosa
siamo qualcuno, una personalità, e l'illuminazione accade, invece,
quando non c'è nessuno, quando Mente e personalità scompaiono. Noi
siamo già illuminati, siamo luce, ma non ce ne accorgiamo ed abbiamo
lasciato che la spazzatura inculcataci offuscasse il nostro essere,
ma sotto quella spazzatura continuiamo ad esistere meravigliosamente,
quindi l'unica cosa da fare è buttare la spazzatura. Abbiamo già il
seme dentro di noi, in alcuni casi è già sbocciato, deve solo
crescere, ma tirare il germoglio per farlo crescere non funziona,
anzi è controproducente in quanto potrebbe portare persino
vanificare gli sforzi che ci hanno portato dove siamo adesso. Per
arrivare all'illuminazione non dobbiamo fare Niente, letteralmente
Niente, ma è così semplice che ci sfugge continuamente.
L'illuminazione è qui, adesso, dietro quelle etichette che ci
portiamo indosso con fierezza o meno. Il problema di farsi un modello
è che in genere, questo, non è altro che un insieme di aspetti
della personalità che vorremmo avere, qualità che cerchiamo di
immettere nella nostra "immagine pubblica" cioè
quell'immagine di noi che vorremo tenere con le persone. In questo
caso è un voler imporre il proprio volere all'esistenza anche se in
forma molto fine. L'ego arriva a fare dei giochi assurdi... Ho visto
persone considerate "sante" che agivano
più egoicamente di parassiti. Ci sono persone che fanno del bene
solo per sentirsi meglio con se stesse, o farsi ripetere quanto sono
brave, come ci sono altri che invece fanno grandi cose continuando ad
affermare che in realtà non hanno fatto niente di speciale, solo
quello che sentivano dentro. In sintesi non importa cosa facciamo, ma
come lo facciamo, ed è importante imparare a cogliere le sfumature,
perché ogni cosa potrebbe essere fatta per ego, anche la più
nobile. Ti consiglio la lettura dell’articolo “Infanzia e Corpo
della Personalità” e se ne avrai voglia anche di "Sub -
personalità" perché sono quelli dove spiego come si crea
l'immagine pubblica e quella indesiderabile, magari potrebbe esserti
utile a familiarizzare con queste dinamiche per poi riconoscerle nel
quotidiano.
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Dario Currado: Noi siamo già illuminati vuol
dire che è già tutto in noi? Nel senso come il caso di Socrate e lo
schiavo, quando Socrate mostra come in realtà la conoscenza sia già
nell'Anima e deve essere solo tirata fuori? Questa differenza sembra
essere come quella tra "essere" e "apparire",
dove l'apparire non comporta un vero cambiamento interno, che è più
o meno quello a cui miro ( ovvero il cambiamento interno); quindi in
pratica non devo tentare di scontrarmi contro la parte che non mi
piace del mio carattere e qui torniamo sempre sulle teorie
dell'accettazione, dove mi avevi detto che non voleva dire che poi
queste parti le avrei mai apprezzate, ma si trattava almeno di
rispettarle, io la cosa l'ho quasi intesa come un cercare di capire
le ragioni per cui qualcosa è quello che è, quindi capire le
ragioni del mio comportarmi in un certo modo, poi vedere dove sta
l'errore, insomma un po' come Steiner quando parlando della posizione
atea rispetto alla sua, ne spiega l'origine, comprende le ragioni che
stanno dietro, quindi le rispetta e tuttavia rimane di opinione
contraria, mostrando gli errori di queste tesi atee.
Ambra Guerrucci: Certo, giustissimo quello
dici, sia riguardo a Socrate che a Steiner. Hai perfettamente capito
il senso del mio "siamo già illuminati"! è già tutto
qui, dentro di noi, dobbiamo solo essere quella parte di noi che sa.
Più o meno tutte le culture parlano di Anima e Dio, anche
chiamandoli in diversi modi, e quindi molti sanno di avere un Anima
immortale che è ovunque, ma questo sapere non basta poiché, non
avendone fatta esperienza diretta non vanno in giro sentendosi
veramente anime immortali che si trovano ovunque. Comunque devo dire
che Socrate è uno dei filosofi occidentali con il più alto livello
di coscienza, una rarità in occidente.
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Dario Currado: Strano, però io quando avevo
sostenuto che quello che contava era cambiare per essere compatibili
con una risposta che sarebbe entrata in noi, pensavo che la risposta
fosse esterna, vuol dire che il cambiare è un ritorno a noi stessi?
Perché siamo caduti?
Ambra Guerrucci: Proprio così! La nostra
caduta, involuzione, o come la vogliamo chiamare, in realtà non è
altro che un esperienza virtuale. Siamo caduti per molteplici ragioni
che la Mente razionale penserebbe stupide, che vanno dalla
sperimentazione dell’ "io separato" all'accrescimento
della sensibilità. Quest'ultima motivazione è quella più
particolare e nasce dal fatto che la beatitudine sperimentabile
nell'assoluto è infinita, dipende esclusivamente dalla sensibilità
dell'Anima Suprema di cui tutti facciamo parte, che possiamo
affermare essere una faccia della medaglia dell'assoluto stesso. Il
discorso è abbastanza complesso e molti sono i punti che ci hanno
portato a quest'avventura, ma in realtà non ce n'è uno più giusto
ed uno sbagliato, in quanto la virtuale scissione del divino, e
quindi la genesi, non è avvenuta come manifestazione di un
ragionamento, anzi è dopo questa scissione che è nata la Mente.
Un'altro aspetto molto importante è che in realtà potremo quasi
dire che tutto è iniziato per "noia", anche se ciò non è
totalmente vero in senso letterale, ma è stata l'immobilità che ci
ha portato il desiderio di muoverci e questo stesso movimento ha
creato un illusorea divisione. Possiamo paragonare la nostra caduta
all'avvio di un videogame, in cui il problema non è il gioco in sè,
ma il fatto che giochiamo da così tanto tempo da aver dimenticato
che noi siamo l'essere reale che sta giocando invece che il
personaggio del gioco. Questa nostra dimenticanza, che io considero
la reale caduta dell'uomo, non è estesa a tutti gli esseri del
cosmo, ma solo a poche civiltà influenzate da parassiti o che hanno
scelto essi stessi di provare questo ruolo.
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Dario Currado: Quindi il cadere non è un
evento negativo, come se l'Anima avesse ceduto alla carne, quasi ci
fosse una colpa in ciò, se mai la vera caduta è il non rendersi
conto che quello che abbiamo di fronte non è la realtà vera e
propria. In uno stato di beatitudine come quello primordiale che
senso aveva il desiderio di cambiare lo stato e decidere di muoversi?
Anzi, a dire il vero c'è un'altra cosa che forse non ho capito fino
in fondo, forse è la teoria più contestata di Bellini, è quella
che dice che vi sono più verità, cosa significa nello specifico?
Vuol dire che ci sono più risposte ad una stessa domanda
compossibili, quindi più descrizioni? Ma sono finite queste verità?
Ambra Guerrucci: In realtà la Mente può capire solo in parte queste cose, in quanto tale movimento è accaduto prima che la mente
esistesse... ma questo non è importante, in quanto lo stato di beatitudine primordiale è ancora sperimentabile e guardando oltre la virtualità, il tempo e lo spazio, questo movimento non è mai avvenuto realmente. Il senso è il conoscere se stesso, osservarsi, e quando
ci fu la prima auto-osservazione nacque una distanza perchè si creò
il soggetto osservante e l'oggetto osservato. In più quel movimento
ha creato lo spazio, che prima non esisteva, cioè la distanza tra le
due prima metà, ma allo stesso tempo questa divisione non è
assoluta, è esistita in quella dimensione, ma l'eterno è sempre
integro al di là della virtualità. In realtà quel movimento ha
creato la prima virtualità, quindi oltre quel movimento è ancora
presente l'eterno ed immobile; in tal senso la caduta non è stata
una limitazione, perché qualsiasi cosa esiste comunque all‘interno
dell‘energia divina primordiale. In conclusione, se l’eterno è
rimasto comunque immutato, perché non muoversi e sperimentare le
possibilità che abbiamo? La frase di Federico in cui afferma che
esistono più verità si riferisce al punto di vista dalla quale
osserviamo la verità stessa. La nostra visione del mondo, fino a
quando non raggiungiamo il più alto stato di coscienza, è
soggettiva e quindi anche la verità che osserviamo dipende puramente
da ogni punto di vista, ma non c'è una prospettiva più vera ed una
più falsa, al limite alcune più ampie ed altre più ristrette. Un
semplice esempio si manifesta con le affermazioni "la morte
esiste" e "la morte non esiste", sono entrambe vere da
un punto di vista oggettivo, perché dipende da che prospettiva
guardiamo la cosa: per il corpo la morte esiste, quindi è vera solo
la prima frase, mentre per l'Anima la morte non esiste, è eterna,
quindi per lei è vera la seconda, ma da un punto di vista sommario
non possiamo dare torto a nessuno dei due. Queste verità sono
finite, come finiti sono i punti di vista da cui puoi guardare queste
verità, ma la verità oggettiva è quella infinita e che contiene
tutte quelle soggettive come facce di un unico solido.
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Dario Currado: Questa idea
dell’autoconoscenza e dello sdoppiamento assomiglia a quella di un
professore quando diceva che Dio ha deciso di creare l’universo
perché voleva conoscere se stesso, insomma l’atto
dell’auto-conoscersi era una necessità? Mi sembra che Bellini
avesse fatto notare che un tentativo di Dio di auto-conoscersi
risultava come un’ammissione di una mancanza in Dio stesso, per
quale motivo questo primo movimento? Riguardo alla questione delle
più verità, ma allora se le molteplici verità dipendono da come la
verità stessa viene osservata, però c’è una verità stessa al di
là dei punti di vista? Perché così sembra, come del resto è
normale, che ci sono molte opinioni, non una più vera dell’altra,
ci sarà però qualcosa oltre alle opinioni, altrimenti la filosofia
non avrebbe senso. Quando si parla di più punti di vista sulla
verità riguarda le verità temporali, ma anche quelle a-temporali?
In che senso ci potrebbero essere più punti di vista su un enunciato
matematico? Per esempio l’integrale della somma è la somma degli
integrali.
Ambra Guerrucci: In realtà io la penso
diversamente dal professore che tu citi, lui ha detto che Dio doveva
auto-conoscersi perché ragionava con la logica, non con le parti
superiori di sé. In realtà Dio si è solo virtualmente diviso e la
concezione più vera di questa divisione è più simile ad un gioco
che ad una crescita, a questo punto è quasi più giusto dire che si
"annoiava", anche se in realtà non ci sono parole per
esprimere il perché della sua illusoria scissione, poiché le parole
sono della Mente e questa divisione è avvenuta molto prima che la
Mente esistesse. In realtà sono poi seguite altre scissioni, ma
nessuna di queste è reale se vediamo la cosa dalla prospettiva più
elevata, perché nella verità a-temporale queste scissioni non sono
mai avvenute veramente e qui si ritorna di nuovo al complicato
discorso delle più verità che sono poi complementari. Oltre le
opinioni c'è un qualcosa di realmente meraviglioso: l'illuminazione!
Di verità a-temporale ne esiste soltanto una, ma infinita e che include in sé
tutte le altre ed al tempo stesso le integra in una visione
indescrivibile. Anche se in alcuni momenti della mia vita sono
riuscita a vedere la verità a-temporale non riesco a parlarne, a
spiegarla, perchè non è fatta di nozioni esprimibili a parole, non
c'è modo di razionalizzarla, è così vasta che non ci riuscirei in
miliardi di vite, ma posso dirti che è un qualcosa di diverso da
qualsiasi cosa si possa imparare studiando. La matematica è una cosa
completamente diversa dall'essere umano, semplicemente perché la
matematica è oggettiva, ma l'uomo, fino a che non trascende la
Personalità, la Mente e le emozioni condizionate dalle circostanze
esterne, rimarrà intrappolato in una visione soggettiva delle cose.
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Dario Currado: Capisco, la Mente è limitata
ai suoi concetti, spesso cose come Dio e l'Anima tende a descriverli
in termini negativi, per esempio dell'Anima gli occidentali dicono
che è immateriale ed inestesa, quindi non materiale e non estesa,
senza dire cosa sia. Allora il vero oggetto della filosofia sarebbe
l'illuminazione? C'è solo una verità a-temporale, le verità
matematiche non sono a -temporali?
Ambra Guerrucci: Secondo me si, per dirla in
termini occidentali il vero oggetto della filosofia è
l'illuminazione, ciò che in occidente cercano da secoli e che
Platone, per bocca di Socrate, ha decritto come l'uscita dalla
caverna. Premetto che non mi intendo molto di filosofia occidentale e
nemmeno di matematica, quest'ultima la trovo troppo fredda, comunque
penso che le verità matematiche siano a - temporali, ma a sensazione
direi che hanno dei limiti ben definiti. Riguardo alla filosofia
occidentale posso dirti, per quel poco che ho letto, che molti sono
stati gran pensatori, ma schiavi della Mente Collettiva come il resto
dell'umanità. Non ricordo se ti ho detto o meno che ricordo molte
vite precedenti e gran parte di queste le ho vissute in oriente,
quindi, in un certo senso, la filosofia occidentale mi è proprio
estranea. Sono stata anche in Grecia ai tempi di Socrate ed è per
esperienza personale che posso dire si tratti di uno dei pochissimi
filosofi che è riuscito a liberarsi della Mente Collettiva,
riprendendo così il completo controllo sulla sua Mente, riuscendo a
pensare solo quando lo voleva.
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Dario Currado: A dire il vero io studio
filosofia occidentale, per quello mi interessavano queste cose,
allora se la vera filosofia si fa con l'illuminazione, tutto questo
ragionare, il procedimento dimostrativo fino a che punto avrebbero a
che fare con la filosofia? chiedo questo, perché a dire il vero
appunto andando all'università, mi hanno abituato ad un tipo di
filosofia che per provare qualcosa usa metodi logico argomentativi,
dimostrazioni a priori o a posteriori, con giudizi sintetici o
analitici, qui invece mi stai presentando un modo nuovo di fare
filosofia. Si non me lo avevi detto sulle vite precedenti, immaginavo
che una persona come te conoscesse le vite precedenti proprie,
davvero sei sta in Grecia? Quindi hai conosciuto Socrate o lo hai
anche solo visto?
Ah dimenticavo, per liberasi dalla
Mente individuale basta liberarsi dai pensieri? Però anche fatto
questo poi c'è un passo ulteriore che è la liberazione dalla Mente
Collettiva? E poi domanda stupida, come la interpreti la voce che
sentiva Socrate?
Ambra Guerrucci: I ragionamenti e procedimenti
dimostrativi hanno a che fare con la filosofia occidentale, ma questa
ha limiti ben definiti, gli stessi della Mente, visto che si serve
prevalentemente del pensiero concreto. Ma la filosofia che ha
descritto Socrate era più simile al misticismo, in quanto
riconosceva dei misteri sperimentabili, ma inconoscibili. Ricordo di
aver assistito ad un suo discorso che non so se è riportato nei
libri, ma spero di si: " Esistono due tipi di uomini, i sapienti
ignoranti e gli ignoranti sapienti" (la traduzione dovrebbe
essere questa a sommi capi, ma ciò che importa è il contenuto).
Spiegò che questa frase si riferiva al fatto che solo chi arrivava
alla non conoscenza poteva sperimentare la comprensione, mentre chi
era attaccato al suo sapere non sapeva in realtà niente di
importante. Da questo si può comprendere come più che un pensatore
possa essere definito mistico, in quanto non si limitava
all'intellegibile, ma sperimentava ciò che l'intelletto non potrà
mai comprendere. Ricordo le mie vite precedenti da sempre, tant'è
che quando litigavo con mia madre, da piccola, le gridavo contro "era
meglio l'altra mamma!". Per fortuna mia madre è una
ricercatrice, sannyasin di un maestro molto conosciuto in occidente,
e questo mi ha permesso di continuare ad essere me stessa, almeno tra
le mura domestiche. Sono stata in Grecia ed ho conosciuto
personalmente Socrate, ricordo che ebbi molte visioni su di lui ed
infine lo individuai pubblicamente come saggio. Inizialmente disse
che ero in errore perché lui più conosceva e più si accorgeva di
sapere sempre meno, ma poi capì che era quella la sua saggezza. Per
liberarsi dalla Mente Individuale si deve riuscire a controllarla,
pensare soltanto quando serve, e si impara a fare questo attraverso
il vuoto Mentale. Liberarsi dalla Mente Collettiva è un passo da
fare ancora prima di passare alla nostra Mente individuale, anche
perché se siamo collegati a quella Collettiva non si riesce a
svuotare quella personale. La nostra Mente è una radio senza il
tasto "off", funzionante solo a frequenze, e fino a quando
sarà agganciata a quella Collettiva, soprattutto se al Collettivo
negativo, saremo sotto il suo controllo. Anche quando ci liberiamo
dal primo Collettivo veniamo agganciati automaticamente all'altro,
quello positivo, che in un certo senso ci controlla molto meno ed è
disposto a farci trascendere anche se stesso. Riguardo alle voci che
sentiva Socrate non so proprio che dire, in quanto non me ne
parlò mai personalmente. Ci sono molte possibilità che vanno dalle
comunicazioni con spiriti guida, fino al contatto con entità meno
positive e sinceramente, pur quanto il suo grado di coscienza fosse
elevato, non mi sento di escludere nessuna possibilità per amore di
verità.
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Dario Currado: Si infatti è quello che
riscontro nei libri chiaramente, ma anche un po' nei dialoghi di
Socrate si trovano metodi dimostrativi, avevi detto però che
l'illuminazione è ciò che viene prima delle opinioni, io avevo
sempre creduto che in qualche modo la dimostrazione con metodo poteva
anche dimostrarsi qualcosa che andava oltre la semplice opinione su
un argomento, allora l'opinione si riduce a semplici idee che noi
formuliamo sul sensibile; detto ciò quando si parla di più verità
ci si riferisce solo all'opinione, quindi per esempio il fatto che
una stessa strada può essere una salita e una discesa dipende da
come viene osservata? La non conoscenza a cosa corrisponde? è quella
semplice rinuncia a pretendere di sapere qualcosa? In sostanza prima
devo liberarmi dalla Mente Collettiva, poi quella individuale? Ma
produrre un vuoto nella Mente individuale più o meno è chiaro, ma
per sganciarsi da quella collettiva invece? La Mente collettiva ha a
che fare con i pensieri collettivi degli esseri umani? Basta cercare
di avere un pensiero autonomo o in qualche maniera sganciarsi dagli
schemi collettivi?
Ambra Guerrucci: Più che venire prima delle
opinioni si può dire che l'illuminazione le integra tutte in un
assoluto, ma qualsiasi cosa si possa dire su questo stato di
Coscienza è assolutamente paradossale perché l'oggettivo è ciò
che unisce tutto con il contrario di tutto in una perfetta
complementarietà. Quando si parla di più verità si descrive
esattamente l'esempio che hai fatto tu della strada, e questo è il
livello comune all'umanità: chi è sotto la strada pensa che sia in
salita e chi è in alto pensa che in verità sia in discesa, ma la
verità oggettiva include entrambe. La non conoscenza è proprio
svuotare la Mente e solo quando avviene questo arriva l'esperienza
della verità, cioè il quadro completo si presenta di fronte a te,
anzi tra te e questa non c'è più alcuna distanza, siete la stessa
cosa. La rinuncia a pretendere di sapere è il primo passo per
svuotare la Mente, perchè fino a quando pretenderemo di conoscere
qualcosa razionalmente ci ritroveremo con molte parole e nessuna
esperienza diretta. Anche se pensiamo a cosa c'è fuori dalla caverna
platonica, pur quanto elevato sia tale pensiero, rimarrà sempre un
opinione, non potrà mai avere la completezza della visione diretta.
Possiamo descrivere il sole in mille modi, ma un cieco non potrà mai
comprendere che cosa in realtà sia fino a quando non lo vede, e lo
stesso si può dire per la verità. Si deve sganciarci dalla Mente
Collettiva e poi da quella Individuale semplicemente perché i
pensieri della nostra Mente sono copie di quelli collettivi, che
captiamo continuamente, e fino a quando rimarremo agganciati a quella
Collettiva, nonostante i nostri sforzi, la Mente continuerà ad
essere attraversata da forme pensiero. Il modo per sganciarci
dell’influenza del collettivo è molto semplice: accorgerci,
attraverso l'osservazione dei nostri pensieri, che questi non sono
nostri. Quando la sensazione di estraneità dai pensieri diventa
forte e profonda ci sganciamo automaticamente, per contro, se
combattiamo con la Mente Collettiva non faremo altro che rafforzare
il potere che ha su di noi. L'unico modo di liberarsi, in sintesi, è
diventare testimone dei pensieri che attraversano la nostra Mente,
ovviamente senza giudicarli, classificarli (o si fa il gioco della
Mente stessa), ma semplicemente essendo presenti a ciò che accade
dentro di noi. La Mente Collettiva ha a che fare con i pensieri di
tutti, ha miliardi di "frequenze" attraverso cui trasmette
pensieri diversi, ed a seconda della frequenza su cui siamo
sintonizzati ci arriveranno determinati pensieri piuttosto che altri.
Il collettivo contiene tutte le idee e non importa se le accettiamo
incondizionatamente, le rifiutiamo o cerchiamo di modificarle, in
ogni caso ne veniamo influenzati.
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Conclusioni di Dario Currado: Qui finisce il dialogo, vi posso giurare che tempo fa non avrei mai pensato di incontrare una persona di questo tipo, pensate che fino a tempo fa consideravo la mia vita quasi inutile, come l'esistenza di uomo che passa la vita su una sedia guardando un orologio e aspettando la morte. Questo fa capire come tutto possa cambiare anche in poco tempo, bisogna trovare speranza, quello che mi auguro è che questo dialogo non sia stato utile solo a me, ma possa anche essere utile a voi che l'avete letto.
Conclusioni di Dario Currado: Qui finisce il dialogo, vi posso giurare che tempo fa non avrei mai pensato di incontrare una persona di questo tipo, pensate che fino a tempo fa consideravo la mia vita quasi inutile, come l'esistenza di uomo che passa la vita su una sedia guardando un orologio e aspettando la morte. Questo fa capire come tutto possa cambiare anche in poco tempo, bisogna trovare speranza, quello che mi auguro è che questo dialogo non sia stato utile solo a me, ma possa anche essere utile a voi che l'avete letto.