Dialoghi di Ambra con Dario Currado - Seconda parte

Dario Currado è un amico e collaboratore, studente di Filosofia all'università di Torino, creatore del blog "La filosofia dell'Uno e diari vari" che siete invitati a visitare
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Dario Currado: Avevo già sentito parlare del fatto che la vera rivoluzione deve partire dagli individui, che quindi il vero cambiamento deve essere interiore. Dire che il mondo è nella nostra Coscienza, si intende quella di tutta l'umanità? c'è una Coscienza unica? Si dice che il mondo sia un gioco di frequenze, si parla di materia come delle onde su certe frequenze, o tracce di energia su una certa frequenza; anche le onde e l'energia dipendono da noi?
Ambra Guerrucci: Ottime domande e direi che concordo perfettamente su quanto dici. Con Coscienza, in questo caso, intendevo quella unica, di tutta l'umanità. In realtà ne esistono due tipi: la Coscienza Individuale, anche se questa individualità è illusoria, e la Coscienza Collettiva. Quella unitaria è l'energia che compone ogni cosa, visibile ed invisibile, che come dici giustamente tu è "divisa" in diverse frequenze. Dentro l'essere umano (come nel Cosmo) ci sono diverse frequenze, un intero coro, ma l'energia che le compone è poi sempre la stessa, un po’ come la luce visibile può essere scomposta nell’intera gamma dei colori. Le diverse frequenze che può avere la nostra Monade dipendono dalla nostra evoluzione: quando quelle più basse si evolvono vengono sublimate in quelle più elevate e quando tra tutte si crea profonda armonia diventano come parti di uno stesso organismo, ovvero una Monade Unita. A questo punto la stessa Monade (Coscienza Individuale) entra in armonia con la Monade Suprema, Coscienza Collettiva, o Punto Zero (molti nomi che indicano la stessa cosa), facendo così esperienza del divino in modo assolutamente indescrivibile. In oriente hanno un modo di spiegare questi fenomeni molto d'impatto: la Coscienza Collettiva o Monade Suprema è come un oceano, ogni onda rappresenta la Coscienza Individuale (le varie frequenze che formano la Monade di ogni singolo uomo), ed anche se l'onda assume un individualità per compiere dei movimenti propri è destinata a tornare nell'oceano, anzi in realtà ne ha sempre fatto parte, dato che la condizione di individualità è sempre vissuta nell'oceano stesso.  
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Dario Currado: In sostanza, detto questo, sembra che l'essere umano e la materia hanno lo stesso genere: l'"energia", la materia, l’anima stanno all’energia come la specie sta al genere, ora questa energia a questo punto sembra quasi essere l'essere stesso e dire che non avevo mai pensato l'essere come energia, io ho finito sempre per sostenere che fosse l'identità. Forse la più grande difficoltà per noi occidentali viene dal fatto che siamo troppo cartesiani, pensiamo che lo spirito e l'anima siano parte di una realtà completamente diversa da quella della materia, facciamo dunque difficoltà a capire la visione orientale che invece sembra dire che anima e materia fanno parte di livelli diversi di una sola realtà, di un solo essere.
Ambra Guerrucci: Concordo in pieno con quanto dici, ma anche le religioni e filosofie orientali, nonostante su molti punti collimino con la mia esperienza, non sono oro colato, anzi c'è molto da "scremare". Per quanto riguarda la visione cartesiana penso che sia veramente obsoleta. Quando Cartesio, grande mente ma figlio del suo tempo, affermò che materia e il pensiero erano cose assolutamente diverse, non avevamo ancora il progresso scientifico di oggi, ma adesso è l’ora di andare oltre ciò che ci è stato insegnato, sradicare i nostri dogmi, questa è l’evoluzione. Sono felice che tu, in queste poche domande, abbia compreso il punto centrale del mio pensiero. Non è semplice per me esprimermi, soprattutto sintetizzare una visione nata da esperienze che con le parole hanno poco a che fare. Tutto ciò che ti ho detto non deriva da studi o letture, ma dai miei piccoli momenti di risveglio, in cui tutto diviene chiaro, come se riuscissi ad ottenere una comprensione organica che poi è difficile spiegare nella sua totalità. In definitiva non è importante nemmeno ciò che penso, ma l'unica cosa in cui credo fermamente è che tutti possano avere le mie stesse esperienze, anche più profonde o durature, e queste sono in assoluto più vere di qualsiasi conoscenza espressa in parole.
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Dario Currado: Quindi queste verità sono più che altro intuizioni immediate, non tanto derivazioni da ragionamenti. Mentre parlavo mi sono accorto di cose su me stesso di cui non facevo tanto caso, credo di più sul mio carattere; negli ultimi anni mi ero messo a studiarlo perché volevo in qualche modo trovare il modo di modificarlo, visto che doveva essere la causa del modo in cui è la mia vita, però fino ad ora non ho trovato modo per modificare il mio carattere, quindi la mia vita è uguale a prima.
Ambra Guerrucci: Si, sono intuizioni immediate, ma molto più profonde delle normali intuizioni... è come se fossero cose già dentro di me che emergono molto energicamente, ed in quel momento le includo nel quadro delle mie ricerche e mi tornano anche se inserite in ragionamenti. Nei momenti di risveglio accade qualcosa si straordinario e razionalmente incomprensibile. La mente è come un lettore dvd che riesce ad analizzare solo piccoli pezzi di verità per volta, fotogramma per fotogramma, mentre nei momenti di risveglio ti trovi di fronte ad un quadro completo, come se l’intero dvd venisse visto contemporaneamente, in una dimensione dove spazio e tempo collassano nell’infinito. Anche cambiare la personalità è molto importante, ma farlo senza rafforzare gli stessi aspetti che vuoi cambiare è abbastanza difficile, poiché se vuoi cambiare qualcosa senza accettarla ciò si trasforma in una lotta, in cui inevitabilmente dai energia e potere all‘ego, la stessa energia che impieghi per combatterlo. A questo proposito ho scritto anche articoli sul blog, ma in sintesi il rimedio che ho trovato per me è stato osservare la personalità senza giudizio, con accettazione e soprattutto come se fosse un qualcosa di estraneo a me, solo così ci disidentifichiamo dal nostro "corpo della personalità" ed esso viene sublimato nella coscienza spirituale, quindi gli aspetti che volevamo cambiare cessano effettivamente di esistere.
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Dario Currado: Quindi, si certo devo smetterla di pensare che io sia quella persona li con quel carattere, è chiaro che non puoi essere ciò che non sei, ma sei solo perché pensi di essere. Io ho capito che ho sbagliato nell'impormi regole e doveri nel tentativo di cambiare, ho notato che uso il termine "devo" in molti casi o quasi tutti, tranne nel caso in cui dico: "voglio cambiare". Comunque adesso si sto cercando di capire meglio i miei comportamenti e le logiche che si nascondono dietro.
Ambra Guerrucci: Esatto, quella secondo me è la strada giusta! Comunque non si tratta di cambiare aspetti del proprio carattere, ma inizialmente vanno integrati, o rimangono sub-personalità in lotta tra loro, creando perdite d'energia nell'intera Monade. Il problema principale della personalità umana è che dipende quasi totalmente dall'esterno, dai successi riconosciuti da tutti e dalle lodi che ci vengono fatte. In più fin da piccoli ci insegnano ad essere "buoni, intelligenti, educati" e a reprimere aspetti come l'agitazione; così facendo è come se il corpo della personalità del bambino venisse diviso in due campi magnetici ben distinti ed in conflitto tra loro. Osservandoci possiamo comprendere tutto ciò e da quel momento iniziare ad essere totalmente naturali, senza più esaltare degli aspetti e reprimerne altri. Di conseguenza si inizia a fare una cosa importantissima: fregarsene di cosa pensa la gente! Dalla libertà di essere noi stessi nasce spontaneamente un sano senso dell'io, che in seguito, con l'auto osservazione, arriva a sublimarsi nella nostra essenza, smettendo di esistere per come lo conosciamo.
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Dario Currado: Quindi ci sono delle parti del carattere che sono dei meri prodotti di relazioni con soggetti esterni, i quali ci influenzano, determinando delle modificazioni all'interno del nostro carattere; mentre c'è poi una parte naturale del nostro carattere. Se io scelgo di essere me stesso dovrei abbracciare il mio "essere solitario" ( per esempio) ? se invece come nel mio caso non voglio accattare quella parte naturale di me stesso, vuol dire che non voglio essere me stesso? io tempo fa avevo pensato che in fondo l'esistenza precedesse l'essenza, almeno in queste cose, ovvero il caso del carattere, che quindi l'anima prima di ogni esperienza non era nulla ancora, se non, per dirla alla Locke, un "white paper". In questo senso se la " conoscenza di se stessi" come diceva Cioran doveva essere una contraddizione in termini, perché le determinazioni del carattere sono secondarie, quindi non erano qualcosa di intrinseco all'essenza dell'anima, molte erano il risultato di esperienze nelle vite precedenti. Quindi io pensavo che, essendo l'anima come un foglio bianco e quelle determinazioni come inchiostro su foglio, si potessero eliminare e si potesse riscrivere tutto. Se le cose stanno così allora che senso ha l'essere se stessi e cosa vuol dire in realtà? perché se arrivassi al mio stato di indeterminazione originario, potrei essere quello che voglio o almeno tentare di diventarlo.
Ambra Guerrucci: Tutto ciò che mi hai detto è vero da punti di vista differenti: è possibile "resettare" il proprio carattere, ed è possibile farlo mentre, al tempo stesso, ci si comporta con naturalezza. In questo campo è vero tutto ed il contrario di tutto, dipende da che prospettiva si guarda la cosa, ed il senso che ognuno da a determinati termini. Per quanto concerne la mia ricerca l’Anima ed il carattere sono due cose ben distinte, due vibrazioni molto diverse: il corpo della Personalità è un energia maschile “all’ottava bassa”, mentre quella Animica è femminile e ad una vibrazione superiore. Essere se stessi, in tale contesto, assume un significato diverso da quello attribuito a questa frase comunemente. Innanzitutto non possiamo essere noi stessi se non ci conosciamo, e la maggior parte delle persone non si conosce affatto, anzi, spesso passano la vita mentendosi per paura di conoscere la propria vera natura. Quando dico che è importante “essere noi stessi” c’è chi pensa che io li inciti a seguire il loro carattere, oppure gli atteggiamenti meccanici ed abitudinari, ma queste cose non siamo noi, bensì sono le nuvole che offuscano il meraviglioso cielo della nostra identità. Comunemente le persone pensano di essere il proprio corpo, la Mente, le emozioni, i comportamenti, ma questa non è che una minima parte di ciò che sono, aspetti che oltretutto considero i meno elevati, destinati ad essere purificati e sublimati nei corpi sottili superiori. Prima di tutto è importante capire chi siamo realmente, altrimenti come facciamo ad essere noi stessi se nemmeno ci conosciamo? ma non basta saperlo con l’intelletto, dobbiamo scendere dentro di noi e fare esperienza della nostra essenza, da quel momento in poi verrà spontaneo essere noi stessi, tirar fuori la nostra vera natura che sta oltre il carattere ed i condizionamenti: la Coscienza. C’è anche da dire che accettarsi non è certo una cosa definitiva. Qualora una persona si accetti, per come intendo io questo termine, non si ferma certo lasciando le cose come sono, altrimenti avrei usato il termine "arrendersi". Accettazione e cambiamento, pur quanto possa sembrare paradossale, non sono per forza due estremi opposti, ma è possibile accettare l'essere solitario, rispettandolo come una tappa del proprio percorso, ed al tempo stesso lavorare per cambiare questa condizione. 
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Dario Currado: Grazie per l'informazione. Hai ragione, "sembra paradossale", da quando mi hai parlato di questi due livelli, la prima cosa che ho pensato è che ci fosse una contraddizione tra il primo livello e il secondo, perché se si accetta qualcosa, io pensavo che ciò avvenisse perché la si vuole, ma se la volessi perché cambiarla? se mi piace così com'é? mentre il voler cambiare nasce se mai dal non volere qualcosa, quindi non accettarla, almeno come sembra.
Ambra Guerrucci: L'atto di accettare, per la mia esperienza, è stato solo l'inizio del cambiamento. Prima avevo molte cose che volevo cambiare di me, della mia personalità, ma provando e riprovando non ci riuscivo. Era una specie di lotta in cui non riuscivo a vincere e non comprendevo perché fosse così difficile cambiare. Mi osservavo e riconoscevo la meccanicità nei miei comportamenti, cosa che mi faceva sentire un automa, e soffrire sapendo di non sapere. Un giorno, di punto in bianco, mi "si è accesa la lampadina" ed ho pensato: "Più lotto contro il mio ego e più questo diventa forte, sto sbagliando qualcosa". In effetti mi resi conto che stavo dando troppa importanza a questi comportamenti, conseguenti al mio livello di coscienza, e non stavo lavorando invece sul mio stesso livello. In quel momento ho accettato i miei difetti come parte di un percorso che era solo all'inizio. Per me accettare non significa "farmi piacere così come sono" o “volere” i miei difetti, ma semplicemente rispettarli come una cosa su cui lavorare. In realtà, alchemicamente, possiamo paragonare la personalità ad un metallo grezzo che aspetta di essere purificato e diventare oro. Ciò che ti ho detto ti appare paradossale perché ti attieni alla prospettiva razionale, parte della mente duale che per sua stessa natura giudica, ed è proprio per questo giudizio nei confronti di alcuni aspetti del tuo carattere che non riesci ad accettarli, ma questo non significa che è impossibile cambiare senza giudicare o accettando. Per esempio, un bambino che frequenta le elementari, può accettare la sua condizione senza che questo gli precluda di diventare grande; In questo senso l’unica differenza tra l’accettazione e la non accettazione è la serenità con cui viviamo il percorso di crescita. Inoltre è impossibile non cambiare, la vita stessa e le nostre esperienze modificano il nostro carattere, e con la crescita spirituale questo è particolarmente vero. Osservandoci senza giudizio nasce spontaneamente il senso di accettazione, ma questo non preclude la volontà di cambiamento che è implicita nella crescita spirituale, scopo stesso dell’osservazione. L’auto-osservazione è il mezzo per cambiare, un fuoco che purifica il nostro carattere fino ad annullarlo per come lo conosciamo e farlo diventare parte di un qualcosa di più puro che amo chiamare Spirito.
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Dario Currado: Quello che hai descritto sembra essere quello che accade di solito, in effetti l'idea è proprio quella del robot privo di libertà, una volta stavo facendo un’interrogazione di latino e quello di cui mi ero reso conto è che stavo da un lato parlando in una maniera meccanica, dall'altro sentivo qualcosa che voleva separarsi da me, la parte meccanica mi sembrava distinta e potevo osservare per qualche secondo un me stesso che sembrava solo un robot; poi chiaramente sono tornato indietro a me stesso, non sapevo cosa avrebbe combinato quella mia parte robotica da sola, come sarebbe andata a finire l'interrogazione. Non devo quindi odiare le parti di me sesso, del resto io peggio, arrivo anche ad odiare me stesso, mentre nello stesso tempo dovrei impegnarmi nella modifica. Il problema mio nasce dal fatto che forse io non so davvero cosa sia il "cambiare", perché tendo a considerarlo come un " non accettare", così in questo senso entra in contraddizione con l'"accettare".
Ambra Guerrucci: Con la tua esperienza hai reso benissimo l'idea di quello che volevo dire. Comunque il tuo non è un problema isolato, praticamente tutti odiano se stessi, ed il bello è che spesso nemmeno lo sanno, semplicemente proiettano ciò sulle altre persone tramite il giudizio. Per quanto riguarda la tua concezione di "cambiare" ed "accettare", il fatto che possano sembrarti in contraddizione deriva dalla cultura occidentale. In oriente, ad esempio, grazie a molti maestri, si è diffusa la convinzione che per cambiare devi prima ottenere una pace di fondo, quindi accettarti, altrimenti molta energia che potrebbe aiutarci a cambiare viene sprecata nella lotta provocata dalla "non accettazione".